la storia degli anime
la parola Anime (アニメ dall'abbreviazione di animēshon (traslitterazione giapponese della parolainglese animation, ed è un termine con cui in Giappone, a partire dalla fine degli anni 60 delXXsec indicano l'animazione ed i cartini animati, fino ad allora chiamati dōga eiga film animato) o manga eiga ( film difumetti), mentre in Occidente viene comunemente utilizzato per indicare le opere di animazione di produzione giapponese, comprese quelle precedenti l'esordio del lemma stesso.Secondo un'accezione generica in Occidente si tende a definire anime come sinonimo di "cartone animato giapponese", sennonché una simile definizione, per quanto non sbagliata, non fornisce l'esatta idea della complessità e della varietà che caratterizzano.
Nonostante l'occidentaleriduce l'animazione giapponese ad un prodotto rivolto ad un pubblicoaltà l' infantile, in realtà può essere visto come un prodotto di intrattenimento commerciale, un fenomeno culturale popolare di massa ed una forma d'ar Esso è indirizzato ad ogni tipo di pubblico, dai bambini, agli adolescenti, agli adulti, fino ad arrivare ad una specializzazione per i manga (fumetti giapponesi), suddivisi per categorie specifiche quali impiegati, casalinghe, studenti, e via dicendo.
Essi possono trattare soggetti, argomenti e generi molto diversi tra loro come amore, avventura, ed altriIl principio della storia dell'animazione giapponese può farsi risalire già alla fine del periodo Edo, quando alcuni pittori presero a riprodurre dettagliatamente sequenze di movimenti, come nel caso delle danze orientali disegnate da Katsushika Hokusai, ed in Giappone comparve l'utsushie (写し絵?), una sorta di variante della lanterna magica. Tuttavia, i veri pionieri dell'animazione giapponese, colpiti dalle prime opere occidentali arrivate nel Sol Levante, furono il pittore Seitaro Kitayama, ed i vignettisti Oten Shimokawa e Jun'iFinita la seconda guerra mondiale, la situazione dell'animazione giapponese mutò radicalmente, nel senso che la grave crisi economica conseguente rese molto difficile l'impegno di risorse nel settore. Ci vollero diversi anni perché l'attività riprendesse in modo costante, e la produzione che segnò l'inizio vero e proprio della «nuova era dell'animazione nipponica»[14] fu anche il primo lungometraggio animato a colori, nonché primo della neonata Toei Dōga: si tratta di Hakujaden (白蛇伝?) di Taiji Yabushita (co-fondatore della Toei insieme a Sanae Yamamoto), realizzato nel 1958 e distribuito anche in Occidente (in Italia con il titolo "La leggenda del serpente bianco"). Ad esso seguirono numerosi altri lungometraggi prodotti dalla Toei, tra i quali Shōnen Sarutobi Sasuke (少年猿飛佐助?) nel 1959, nonché Saiyuki (最遊記?) tratto da un manga di Osamu Tezuka nel 1960, Anju to Zushiōmaru (安寿と厨子王丸?) nello stesso anno, eArabian nights - Sindbad no boken (アラビアンナイト シンドバッドの冒険?) nel 1962, questi ultimi pure distribuiti in Occidente.[17]